L’ INTEGRAZIONE ALIMENTARE MIRATA

Ragioniamo insieme in merito a quello che dovrebbe essere considerato un corretto modello di integrazione ad una dieta, soprattutto in questo periodo così stressante per il nostro organismo.
Mai come in questi terribili mesi, infatti, siamo aggrediti da una moltitudine di agenti patogeni in grado di abbassare le nostre difese immunitarie.
Rischiamo di essere ancora più deboli e indifesi di fronte ai “nemici” del nostro sistema immunitario: primo tra tutti l’attacco virale pandemico e lo strascico di danni strutturali che la cascata infiammatoria innescata dal COVID 19 è in grado di provocare.
Una sana alimentazione, una integrazione orale mirata ( basata sui dati di letteratura che stanno emergendo ) e una intelligente terapia infusionale possono davvero costituire una valida barriera difensiva allo stress ossidativo indotto.
Attenzione, però, all’autoprescrizione!

L’integrazione alimentare deve essere sempre una prerogativa del medico: intraprendere un cammino nutrizionale correttivo richiede che anche l’utilizzo di integratori alimentari debba essere supportato da basi scientifiche: un problema rivolto essenzialmente ai consumatori esposti a standard di sicurezza non sempre adeguati e a prodotti dai confini talvolta sfumati.
Perplessità a parte è significativo come il mercato degli integratori alimentari sia fiorentissimo in tutta Europa e la legge “dell’autoprescrizione” sia, purtroppo, una regola. Si stima che nella sola Italia il giro d’affari legato al commercio degli integratori si aggiri intorno a cifre di poco superiori al miliardo e mezzo di euro all’anno.

Fino a pochi anni fa, questa passione per vitamine, aminoacidi, sali minerali, derivati di origine vegetale, acidi grassi polinsaturi da aggiungere alla diete aveva trovato regole e norme diverse di Paese in Paese, pur nel regime di libera circolazione delle merci. Per regolamentare ed armonizzare il mercato l’Unione europea ha stilato una direttiva-quadro (direttiva 2002/46/Ce) che detta le definizioni generali e le regole di un primo settore, quello degli integratori a base di vitamine e di sali minerali, cui andranno a sommarsi a mano a mano altri provvedimenti specifici per gli aminoacidi, i grassi “buoni” e i derivati fitoterapici.
Viene stabilito che l’integratore alimentare è rigorosamente un supplemento all’alimento. Non un farmaco, quindi, che possa vantare effetti di cura, ma un prodotto alimentare che contiene “fonti concentrate di sostanze nutritive”, che possono proporsi come “ supplementi delle sostanze nutritive assunte con la normale alimentazione”.

L’introduzione di uno specifico nutriente viene regolata dallo stato nutrizionale dell’organismo cui è rivolto e deve compensare ciò che l’alimentazione quotidiana non è in grado di fornire. Il termine stesso di integrazione esprime il concetto di un apporto nutrizionale selettivo e mirato al reale fabbisogno dell’individuo: non è dunque corretto postulare il ricorso a supplementi integrativi senza indipendentemente dall’analisi dell’alimentazione assunta. Si deve sempre optare per una integrazione selettiva e mirata e non basarsi su apporti generici o standardizzati.

Il termine di selettività tende, quindi, ad escludere o comunque a non preferire l’ipotesi di un’integrazione con miscele aspecifiche. Così come non è sufficiente assumere tutti i principi nutrizionali essenziali nelle dosi raccomandate dai LARN senza considerare i molteplici fattori individuali che ne condizionano pesantemente l’assorbimento e la biodisponibilità che indica l’insieme dei fattori, inibenti o favorenti, che regolano la capacità del nutriente di essere assorbito ed utilizzato dall’organismo
Nella direttiva europea viene riconosciuta poi, oltre alla funzione nutritiva dell’integratore, anche la funzione fisiologica.

Studio medico Dr. Gessati

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